LAUDEMUS VIRGINEM
L'eco gregoriana nella polifonia del XX secolo
Se il canto gregoriano continua ad essere considerato dalla Chiesa il più autentico tesoro della musica sacra, non è stato nel tempo scrigno meno prezioso per i compositori di ogni epoca, che da qui hanno attinto ispirazione e forme per le loro opere sacre.
Quale fonte ricchissima di melodie teologicamente attinenti ai testi e perfettamente legate alla metrica e al significato della parola, il canto gregoriano è stato base stessa della polifonia, nata come tropatura verticale della monodia; dal suo repertorio sono tratti la maggioranza dei cantus firmus, ai tripla, ai mottetti e alle messe della musica medievale e rinascimentale, le tracce melodiche per molti corali luterani, le cellule tematiche per le melodie di gran parte della musica sacra di otto e novecento, fino all’ispirazione di stile e all’alternanza melodica cui si rivolgono compositori e maestri di cappella contemporanei.
Il programma qui presentato, che scandisce la principale, tematica linea delle più note antifone mariane, è percorso da questo filo rosso, che intreccia due tra i principali compositori del Rinascimento (Palestrina e de Victoria) a più recenti polifonisti del XX secolo.
Ad accostamenti più immediati, come i Salve Regina di Palestrina e di Bartolucci, basato l’uno e alternato l’altro, all’omonima antifona gregoriana in tono solenne, vengono alternati elaborazioni polifoniche in cui il canto gregoriano è tema melodico evidente della polifonia (Tota pulchra di Duruflé e Dipiazza) o le cui linee richiamano accenti e fraseggi melodici riconoscibili
come frutto moderno di uno stile vocale rinascimentale, acquisizione interna, proprietà assimilata della sensibilità compositiva europea (Kodály e Caplet).
Al centro del tema mariano sono posti i testi eucaristici dell’antifona Ave verum corpus, dell’inno O salutaris Hostia, trattato da Caplet come brano interno alla sua Messe à trois voix (da cui è tratto anche il Sanctus in programma), del simbolo dell’Agnus nella rivisitazione di Tavener su testi di William Blake: elaborazione mistica e suggestiva del sacrificio in un inusuale contesto natalizio.
A compimento del percorso musicale, ulteriori esempi della composizione europea del XX secolo: l’Ave Maria di Biebl, forse il suo pezzo più noto, dolce e intensa nel riconosciuto stile cattolico della Germania meridionale e alternata all’Angelus in canto piano; l’Alleluja di Busto, di cantabilità fluida e scorrevole, e con puntuali variazioni ritmiche che offrono una breve sintesi delle principali caratteristiche della sua scrittura; il Cantate Domino di Miskinis, prolifico compositore lituano che, in questo brano, alla varietà ritmica di accenti delle quattro voci intreccia frequenti cambi di tonalità, riportando nella composizione ‘alta’ richiami alla tradizione popolare.
(G.Comerci)